sabato 21 novembre 2015

25-08-92...cercando fra i ricordi... Pizzocco Via degli Svizzeri

Arrivo all'attacco accompagnato da Pietro il quale, vista la parete, mi guarda perplesso,ma allo stesso tempo fiducioso; sa che ormai ho deciso:io fremo per quella parete e lei mi aspetta.La sera un branco di camosci si allontana nella penombra mentre giriamo due braciole sul fuoco. Lo interpreto come un segnale di buon auspicio,ma non è sufficiente a tranquillizzarmi, mi dimeno tutta la notte...
La mattina inizio la salita;subito improvviso attratto dalla roccia in parvenza più solida della via dei Bellunesi, ma dopo 60 metri sono bloccato; devo chiodare e assicurarmi per superare una placca liscia e ripugnante che mi impegna all'estremo. la logica mi porta più in alto sul diedro della via  degli svizzeri. Recupero fiducia e salgo con velocità inaspettata, completamente senza sicura e recuperando ad ogni lunghezza lo zaino che incastrandosi e strisciando manda a valle un infinità di massi che vanno ad aumentare il cumulo di detriti in fondo a  quel tetro baratro che devo cercare di cancellare dalla mia mente...La roccia è come da fama veramente pessima, ma l'aria gelida che assicura il bel tempo mi fa sentire pieno di forza e riesco ad inventare movimenti che danzano all'unisono con quel ambiente selvaggio.Sono molto in alto e lungo il traverso verso destra mi ridesto vedendo la corda che penzola staccata dalla parete in vuoto che mi fa rabbrividire. Certo che anche quei due svizzeri con gli scarponi e la corda annodata in vita non erano meno folli di me...Sotto il diedro giallo, all'inizio dell'ultimo salto,decido di assicurarmi. Mi sistemo un prusik sulla corda e salgo rinviando tutto quel che riesco a mettere. Mi sembra di aver superato il peggio e un idea si fa strada in me: uscire dalla parete in giornata. Scruto la parete mentre rifletto... L'autoassicurazione mi fa perdere un sacco di tempo, ed ora poi che quel pensiero mi ronza in mente, decido di proseguire ancora slegato. Mi comporto ancora da pazzo. ma la sfida con la morte mi fa sentire ancora più vivo, dà un senso alla mia esistenza. Arrampico concentrato sfiorando alcune scaglie che si staccano al vento.Con calma mi porto sotto alle placche terminali; brividi lungo la schiena, saggio ogni presa, anni di preparazione per un istante che però potrebbe costarmi molto. Sono passate dieci ore quando sbocco sulle banche orientali del Pizzocco dove termina la via. Dietro me un vuoto abissale con gli echi di momenti di paura, di bisbigli fra le labbra per trovare la mia compagnia, di sospiri nella nebbia ed il rimbombo di boati infernali che per giorni mi porterò dentro...


 

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